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martedì 05 dicembre 2023

Aforismi

"L'uomo che non coltiva l'abitudine di pensare perde il più grande piacere della vita." -- Thomas Alva Edison

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Kaisai no Genri

Sensei CatalanoRiprendo un tema a me assai caro e sul quale vengo sovente chiamato in causa. Non volendo dare delle risposte ad personam ho ritenuto utile raccogliere le idee e trasmettere un mio pensiero in merito alla questione del Kaisai no Genri e che possa essere letto da tutti coloro che ritengono importante approfondire certe metodologie di lavoro nel Karate.
Apro un breve inciso per coloro che non conoscono le mie posizioni in merito alle tematiche circa il karate sportivo ed il karate tradizionale. La diatriba tra sportivo e tradizionale è infinita ma se facciamo un viaggio indietro nel tempo e proviamo a svestirci di quella visione "moderna" delle cose, assolutamente differente da come veniva interpretata la pratica delle arti marziali secoli fa, forse capiremmo che bisogna avere l'umiltà di accettare la storia senza porci in modo troppo critico di fronte a quanto detto e scritto dai nostri antichi maestri. Non ho mai voluto intromettermi in certe discussioni o confronti di scuola. Credo fermamente nel fatto che la prima regola sia quella di documentarsi bene prima di esprimere pareri su argomenti importanti per la salute delle arti marziali. Ho conosciuto Maestri che mi hanno non solo insegnato tanto Karate, ma che mi hanno permesso di fare una "lettura retrospettiva" delle arti marziali senza quell'arroganza intellettuale tipica di persone che hanno spesso confuso i propri ruoli all'interno dei loro contesti sportivi con quanto la cultura tradizionale delle ati marziali ci ha invece trasmesso nei secoli. Soltanto la profonda conoscenza delle questioni legate al loro giusto contesto storico possono darci risposte corrette. Coloro che parlano, giudicano o si arrogano il diritto di argomentare senza aver sacrificato tempo e lavoro per conoscere a fondo certe tematiche non meritano considerazione, perlomeno la mia. Questo spiega le mie posizioni, oggi, assolutamente indipendenti e svincolate da qualsivoglia organismo federale in virtu della mia libertà intellettuale che si esprime secondo quanto da me appreso in decenni ormai di lavoro e di studio su certa materia. Materia che non devo sentirmi di condividere con chicchessia solo per apparire migliore agli occhi dei più. Sono sempre le persone a noi vicine che possono essere i veri arbitri del nostro operato, nel bene o nel male.

"Nel 1991, in Giappone, Shihan Toshio Tamano, allievo del grande maestro Seikichi Toguchi (caposcuola Shorei-Kan), pubblicava il testo "Kaisai no Genri" ovvero la teoria del karate. E' il primo ed unico libro a parlare della teoria segreta del kata classico, un insieme di antiche norme codificate trasmesse dal maestro Chojun Miyagi al maestro Toguchi e quindi al maestro Tamano. Il testo ha avuto un enorme successo in Giappone ed ha aperto una nuova era nella storia del karate". (Fonte http://www.shorei-kan.com )

 

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Scoprire lo Yoga I di Tiziana Concari

Parte prima.
Come potersi avvicinare ad un'arte così antica eppure vitale


Molto spesso i motivi che inducono un occidentale all'approccio dello Yoga sono di superficiale curiosità, o speranza di immediati benefici estetici, o....... la moda del momento. E' inutile dire che tali motivazioni porteranno alla delusione e ad una rapida defezione.
Lo Yoga richiede costanza, fiducia e un desiderio profondo di conoscenza.
Yoga significa "unione": il corpo, la mente, lo spirito. Al contrario della cultura occidentale di carattere dualistico basato sull'antitesi tra materia e spirito, il concetto fondamentale dello Yoga è quello della globalità; unione dei diversi aspetti dell'essere umano che interagiscono profondamente, unione di ogni individuo con il genere umano, con il cosmo intero che tutti ci contiene, unione del nostro spirito con lo spirito dell'Universo.
La storia dello Yoga è millenaria. Alcuni studiosi fanno risalire le sue origini a 5000 anni fa in India dove per secoli è stato tramandato da Maestro a Discepolo attraverso l'insegnamento diretto. La sua esistenza viene menzionata nelle scritture Veda almeno 2500 anni a.C. mentre i primi insegnamenti scritti si trovano negli Yoga Sutra di Patanjali che si ritiene risalgano al III sec. a.C.
Lo studio filosofico-religioso delle diverse scuole e correnti di pensiero di una disciplina così vasta ed antica è un impegno che certamente dà completezza a chiunque voglia intraprendere la pratica dello Yoga, ma questo fa parte di una scelta e di una ricerca personale per la quale ognuno di noi ha la più ampia liberà.
In Occidente la base della moderna pratica è lo Hatha Yoga, ossia quella forma di Yoga che descrive le "asana" (esercizi o posture) e il "pranayama" (tecniche di respirazione). Hatha si compone di Ha e Tha che significano rispettivamente Sole e Luna, forza positiva-forza negativa. Hatha Yoga non è ginnastica né equilibrismo (come troppi erroneamente credono), non è competizione né una scommessa con se stessi. Ogni praticante deve rispettare il proprio corpo per giungere a felici risultati.
Grazie alle asana, al pranayama e con il controllo del mentale cerchiamo di riequilibrare il positivo e il negativo del nostro organismo, pratica che non solo ci aiuta a prevenire la malattia ma ci conduce ad una conoscenza profonda del nostro corpo: la conoscenza porta alla coscienza di sé, la presa di coscienza porta al Centro che è la nostra vera essenza immutabile, universale.
In un piccolo manuale di YOGA di James Hewitt del 1963 (1), si può leggere quanto segue (tradotto dall'originale in lingua inglese):
"Mentre la suprema beatitudine risultante dall'Unione (Samadhi) è l'obiettivo dello Yoga, molte sono le vie per il suo raggiungimento.
Ecco le sei principali:
Jnana Yoga della conoscenza e della saggezza
Bhakti Yoga della devozione
Karma Yoga dell'azione
Mantra Yoga della preghiera
Hatha Yoga del controllo del corpo
Raja Yoga* del controllo mentale
*di cui Hatha Yoga è una suddivisione

Da ciò capirete che gli antichi Yogi nella loro saggezza individuarono molti sentieri per i numerosi e differenti temperamenti degli esseri umani".

Lo Yoga è per tutti. Non conosce limiti di età, di condizione e di credo religioso, ma trovare "un autentico Yoga" come scrive David Donnini (2) "non è l'anelito a riprodurre i connotati esteriori della cultura indiana, la sua componente folcloristica, o il fanatismo per la sua letteratura e la sua filosofia"...."è il desiderio di trovare uno strumento cosmopolita efficace per il recupero di valori e contenuti evolutivi autentici" mai così necessario come in questo momento storico della umanità e del nostro pianeta.
Se la pratica Yoga non sarà limitata al tempo e al luogo di una seduta, ma sapremo applicarla al nostro vivere quotidiano, attraverso uno dei tanti sentieri indicati dall'antica saggezza, sarà l'inizio di una conquista verso una migliore qualità della vita.
Tutto ciò che è scritto non ha in alcun modo pretese didattiche, vuol essere solo una testimonianza. Se avrà suscitato interesse e il desiderio di avvicinare lo Yoga anche in una sola persona ne sarò felice.

Parma, Nov. 1997
OM SHANTI
Tiziana Catalano



(1) YOGA di James Hewitt, ed. Cox and Wyman Ltd., London, Reading and Fakenham. 1963
(2) CAPIRE LO YOGA di David Donnini, ed. Hermes Edizioni, 1988

 
Scoprire lo Yoga II di Tiziana Concari

Parte seconda
Scoprire lo yoga

Le asana.Che cosa sono?

Le asana sono gli esercizi, o meglio,le posture che costituiscono la base di Hata Yoga.
Con i movimenti, la respirazione e il controllo del mentale diamo inizio ad un lavoro su noi stessi che si porterà ad una conoscenza profonda del nostro corpo. Non stanchiamoci mai di ripetere questa semplice formula: la conoscenza conduce al Centro: la nostra vera, immutabile essenza.
Mi piace qui ricordare la mia Maestra che amava ripetere: Yoga non è "fare", noi non "facciamo" i nostri esercizi. Yoga è"sentire", "essere". Io "sono"la mia postura. La pratica ci condurrà a tutto questo, per quanto difficie possa sembrare il concetto.
Non è questa la sede - nè sono qualificata per farlo - per proporre le asana nella loro esecuzione. Esistono per questo le scuole di Yoga dove l'apprendimento"dal vivo", è a mio avviso, indispensabile per iniziare seriamente il cammino; ed esistono magnifici testi di fajos_i maestri che saranno in seguito altrettanto indispensabili per la nostra continua ricerca e il desiderio di conoscenza.
Vi invito solo a mettervi comodi sul vostro ideale tappetino per ascoltare quanto benefiche saranno le nostre asana quando saremo padroni della tecnica per eseguirle, tenendo presente che, come dice Andrè van Lysebeth (1), "l'efficacia di una asana non dipende solo dalla tecnica, ma dalla concentrazione mentale con la quale è eseguita."La postura ha i suoi tempi. Tenere la postura significa permettere che la sua azione raggiunga e coinvolga i nostri organivitali, loscheletro, il mentale.
Ancora A.van Lysebeth ci esorta: "Nello Yoga la lentezza è il segreto di un rapido progresso..."(2).
Ogni asana può avere uno o più obiettivi - vertebre,nervi,ghiandole, cuore, ecc. - portando loro energia e vigore oppure equilibrio e quiete.
Dopo molti anni di pratica Yoga ho apprezzato personalmente in circostanze gravissime che cosa significhi, per esempio, poter contare sulla scioltezza delle membra per uno sforzo fisico gravoso e prolungato nel tempo e il supporto di un mentale che non rompe gli argini, non va in tilt. Questo è lo Yoga applicato al nostro vivere quotidiano, per superare le prove dure della vita e ci fa capire quanta saggezza e quale profonda conoscenza del corpo e dell'essere umano avessero gli antichi yogi.
Da ogni semplice postura fondamentale (come torsione, flessione, estensione, ed alcune altre, che sono relativamente poche) ne derivano MOLTE e complesse; complesse a tal punto che solo gli adepti riescono ad eseguire. A questo proposito James Hewitt (3) scrive: " Nel Gheranda Samhita leggiamo che esistono 8.400.000 asanas descritte da Siva"...e ancora "Le posture sono tante quante sono le cerature viventi nell'Universo."
Non ci spaventi la citazione di Hewitt nè ci scoraggi nell'approccio allo Yoga, anzi, proprio nella sua vastità ognuno può trovare la propria dimensione.
Anche in questo i maestri ci vengono in aiuto: ognuno si applichi entro i propri limiti ed i propri tempi. Il mondo delle Asana è costellato di richiami al regno animale, a quello vegetale ed alla natura nella sua varietà. Per esempio nella loro denominazione abbiamo Simhàsana (Leone), Ustràsana (Cammello), Pakinàsana (Gabbiano), la postura del loto (Padmàsana), l'albero (Virksàsana, la montagna (Tadàsana) e così via in una miriade di profondi riferimenti a tutto il mondo che ci circonda e di cui facciamo parte. Ne porterò ad esempio una sola perchè chi legge possa meglio comprendere.
L'albero (Virkàsana). E' una postura bellissima, non facile ai primi tentativi. Sviluppa il senso dell'equilibrio (fisico e psichico), tonifica l'apparato respiratorio, tonifica il sistema nervoso, massaggia lievemente il cuore.
Esecuzione: siamo in èposizione verticale, piedi uniti, braccia lungo il corpo. Visualizziamo ciò che sarà la nostra postura (come la figura riportata in fondo che è una leggera variante in quanto è in realtà la Garudàsana). Lentamente scarichiamo il peso del corpo sulla gamba sinistra, sulla quale ci sentiamo fermi, ben radicati.Piegando la gamba destra si afferra la caviglia e si appoggia il piede contro il piatto della coscia sinistra. Inspirando lentamente e profondamente ci portiamo le braccia la di sopra della testa con le mani unite. Respirando regolarmente si "tiene" la posizione, immobili e concentrati, per qualche minutoportando l'attenzione sulla gamba tesa, sul piede che regge il corpo e sul respiro centrale. Lentamente si scioglie la posizione e si ripete sull'altro lato.
Significato di questa posizione: " Se guardiamo un albero, notiamo per prima cosa il grosso tronco e la chioma. Che cosa ricordano? L'allineamneto, la verticalità, la solidità. Esiste un equilibrio tra l'espansione dei rami della chioma ed il sistema radicale che scende in profondità..." (4).
"L'importanza fisica e spirituale che l'albero ha avuto per l'umanità dall'inizio dei tempi, viene dijos_trata da numerose leggende legate alle più antiche civiltà..." (5).
I miti riferiti all'albero li troviamogià tra gli antichi Sumeri che parlano dell'albero come di un tempio, di un legame tra cielo e terra..." (6).
Troviamo la sacralità dell'albero nell'antica civiltà cinese come dimora delle anime degli dei.
Anche nei miti dell'Occidente l'albero è simbolico; nei racconti scandinavi, nella civiltà omerica ed in quella cristiana.
In tempi più recenti ho visto personalmente che a volte una famiglia piantava un albero per la nascitadi un figlio o alla memoria di una persona cara. E' una consuetudine di grande significato e certamente viene da molto lontano. Quando siamo in postura ci sentiamo ben radicati sulla terra, solidi, in perfetto equilibrio. Con le braccia protese verso il cielo, verso la luce del sole, siamo un ponte che ci unisce all'Universo.
Chiudo con un pensiero di Iyengar ed un ringraziamento a tutti coloro che hanno avuto la curiosità e la pazienza di leggere queste piccole note. Se vorranno procedere con me in questa entusiasmante scoperta avranno modo di riflettere sull'importanza della respirazione, del rilassamento e del controllo, non coercitivo, sia ben inteso, del nostro mentale.
"Come fa un albero a sapere di fare ombra e che questa ombra è un bene?....Come sapete voi a che altezza vi trovate?....Andate avanti..." (B.K.S.Iyengar)

OM SHANTI
Tiziana Catalano

Melegnano settembre 2003

(1), (2) Imparo lo Yoga di Andrè van Lysebeth - Mursia Editore. 1995.
(3) Yoga di James Hewitt. Editore Cox and Wyman Ltd. - London, Reading and Fakenham. 1963.
(4), (5), (6) Hata Yoga - Il linguaggio nascosto di Swami Sivananda Radha. Edizioni Red. 1993.

 


 
Kaisai no Genri II

leva.jpg

La decodifica del kata alla scoperta del cosiddetto codice nascosto.

Un articolo da leggere e assolutamente indispensabile per chi crede nella continuità del karate tradizionale. Articolo pubblicato sul sito www.shorei-kan.com. Intervista allo Shihan Toshio Tamano. Da leggere.
 

Link all'articolo sul Kaisai No Genri

 
A proposito di tradizionale

BalzarroCapire il nostro passato può forse dissipare la nebbia di cui è avvolto il presente? Come possiamo penetrare anni, secoli di alterazioni storiche e mistificazioni opportunistiche, per risalire alla verità originale? Come setacciamo i fatti di allora per separare la pula dei falsi miti dal biondo grano della più credibile attualità? Come possiamo capire la nostra vicenda culturale così da sapere chi eravamo e quindi chi siamo ora?

Per quanto mi riguarda avevo sempre creduto (anzi ne ero convinto) che quello direttamente portato in Italia nel 1964 dal M. Hiroshi Shirai (neo campione del Giappone nel kumite e nel kata Shotokan targato J.K.A.) fosse karate made Japan e, in quanto tale, a tutti gli effetti quello tradizionale. A distanza di poco meno di mezzo secolo, mi tocca prendere atto che una corrente interna alla Federazione da egli stesso fondata verso la fine degli anni ottanta: la super ortodossa FIKTA (Federazione italiana karate tradizionale e affini), mette in dubbio che lo Shotokan già proposto dal grande Maestro possa considerarsi “Tradizionale”, bensì una sorta di eccellente “studio evolutivo” da egli stesso “firmato”. Intanto, lo Shotokan autenticamente fedele alla tradizione sarebbe quello (e solo quello) praticato dalla J.K.A di Tokio. E’ ovvio che mi guarderò bene dall’entrare nel merito della faccenda salvo, a questo punto, poter affermare di averne viste e sentite veramente tante in questo stravagante mondo marziale. Ciò che invece mi preme fortemente (prendendo spunto da tale curiosa vicenda) è riuscire a ragionare con voi su chi (singolo Maestro o Federazione o associazione o gruppo che dir si voglia), e soprattutto in base a quale parametro “universale”, possa arrogarsi il diritto di dichiarare: ebbene sì, io e solo io, sto praticando l’unico vero del tutto originale “Tradizionale”. 

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BushiDo - La via del guerriero
Sette parole che hanno un immenso significato erano parte del verbo del Bushi, il guerriero, colui che mette la propria vita a disposizione della giustizia.
Queste erano:
(YUKI = CORAGGIO)  
(JIN = UMANITA’)
(GI = CORRETEZZA)
(REI = CIVILTA')
(MAKOTO = ONESTA')
(CHUDGI = LEALTA')

Tutto ciò per introdurre un tema che oggi più che mai affligge
la nostra culturala e la società di cui siamo parte integrante, un "male" del vivere quotidiano come avrebbe detto Cesare Pavese. Parliamo dell'angoscia quotidiana.
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Spalla e Traumi

Lesione della cuffia dei rotatori

Lesione alla cuffia dei rotatori Questo tipo di lesione ha origine solitamente da un'infiammazione dei tendini dovuta ad un uso eccessivo degli stessi, ma può anche avere origine da un evento traumatico, per esempio a seguito di una caduta, specialmente se recidiva.
L'articolazione della spalla è comunque protetta da numerosissime strutture anatomiche stabilizzatrici capitanate dai muscoli e dai tendini che formano la cuffia dei rotatori.

L'apparato legamentoso e muscolare con il passare degli anni può però andare incontro a fenomeni degenerativi e soltanto un'adeguata attività fisica può mantenerlo efficiente nel tempo. Negli eventi traumatici, invece, è il movimento improvviso e violento che eleva la testa dell'omero, con conseguente riduzione dello spazio articolare e lesione della cuffia.

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Il Kumite

kumite.jpgEspressione artistica, arte guerriera o scherma tattica? Contatto o non contatto? Meglio muoversi o rimanere fermi? Pugni o calci? Esiste ancora la distinzione tra tradizionale e sportivo?
Ritengo, obbiettivamente, sia difficile dare una risposta esauriente a tutte queste domande e alle altre mille che, normalmente, ci poniamo nel momento in cui affrontiamo il problema sul tatami sia in veste di docenti che di discenti. Sicuramente il combattimento nelle arti marziali e nelle discipline di combattimento in genere, è arte affascinante e d'effetto e riscuote ovunque attenzione e interesse anche tra i non praticanti. Riuscire a rapportarsi con il compagno di pratica attraverso delle tecniche di braccia e gambe, dimostrare particolare padronanza e abilità conferisce certamente sicurezza e soddisfazione, ma come combattere? Qual è il migliore metodo per riuscire a essere dei bravi kumiteka?

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Intervista al Maestro Sauro Somigli

somigli.jpg

Intervista tratta integralmente dal sito delle Discipline Orientali UISP per gentile concessione.

Per andare a leggere l'articolo originale sul sito della UISP Discipline Orientali clicca QUI.

...Nel corso della storia della Lega Arti Marziali prima e dell’Area Discipline Orientali ora, il M° Sauro Somigli ha collaborato con l’Associazione in vario modo a seconda del proprio percorso di vita. Oggi il M° Somigli è tornato stabilmente in Italia e all’insegnamento a tempo pieno.

...M° Somigli quando e come ha iniziato la sua pratica marziale?
Ho iniziato con il karate nel 1967 a Firenze con il maestro Dino Piccini, non e' stato un amore a prima vista, ero tra coloro che pensavano che il karate spaccasse le tavolette e fosse violento, fui convinto da un maestro di ballo che persi di vista dopo poche lezioni. I corsi non erano molto numerosi, ero il piu' giovane del gruppo e questo contribuiva a farmi sentire impegnato nel frequentare. La pazienza, la passione e l'entusiasmo del maestro Piccini mi facevano sentire "necessario" a quel gruppo. Dopo un paio di anni mi presento' al maestro Shirai che poi ho seguito per 18 anni circa.

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Karate e agonismo
Sin dalle origini delle arti marziali la diffusione del sapere e delle tecniche avveniva sotto forma di trasmissione orale e diretta del pensiero e prevedeva un lungo apprendistato fatto condividere solo a quegli allievi che venivano ritenuti meritevoli per l’impegno ma anche per le qualità umane e morali.
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