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martedì 05 dicembre 2023
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Ormai evidente la scissione di personalità dell’arte che pratico ed amo, il Karate-Do. La realtà jos_tra come il “Karate Sportivo”abbia preso una direzione che sempre meno ha a che vedere con il concetto di Do (Via) e di Arte Marziale. Nessun giudizio di merito. Desidero sottolineare come le due identità, seppur apparentemente antitetiche, possano e debbano coesistere all’interno della Federazione Olimpica (FIJLKAM). Da proporre un modello: consiste in un’evoluzione del doppio concetto “Tradizionale” e “Sportivo”, per trovare un comune denominatore, finalizzato a una pratica completa della disciplina in tutti i suoi aspetti, contemporaneamente ad una pacifica convivenza. Per sviluppare l’idea? Necessario comprendere e accettare che l’ostilità nei confronti del “Tradizionale”, inteso come disciplina non evoluta, va incanalata nei confronti delle organizzazioni che si ostinano a seguirlo, senza considerare l’evoluzione del contesto sociale e culturale al quale viene proposto. Si muovono quindi in antitesi e concorrenza alla FIJLKAM , che oltre ad essere organo ufficiale del Comitato Olimpico Nazionale risulta l’organizzazione piú aggiornata anche da un punto di vista tecnico-scientifico. Certo ci vorrebbe un maggiore impegno federale nel seguire in maniera equa tutta la comunità dei praticanti, che nella stragrande maggioranza non sono agonisti o pre-agonisti, ma bensì amatori. Sono proprio gli amatori che permettono, nella maggior parte dei casi, alle Società Sportive di rimanere operanti sul territorio. L’attività agonistica, specialmente se si hanno a disposizione atleti d’alto profilo, si sostanzia tendenzialmente sotto forma di costi non sempre recuperabili. Dunque amatori che sono rappresentati da giovani, adulti di ambo i sessi ed anche dalla la terza etá che, nonostante il numero costantemente in crescita nella società italiana, continua a non trovare, ad oggi, un modello appetibile nella nostra disciplina. Sicuramente, in FIJLKAM, il “Tradizionale” é ben rappresentato da molti validi insegnati. Basti ricordare, mi riferisco allo Shotokan stile di mia competenza, i Maestri F.Balzarro, S. Neekofar e S. Torre. Ebbene, questi Maestri, unitamente ai responsabili degli altri stili, possono con la loro competenza e dedizione all’Arte, segnare il passo di un evoluzione moderna del tradizionale in seno alla FIJLKAM, a patto di dare loro gli strumenti federali necessari per perseguire tale compito. Sarebbe un errore accettare passivamente la dicotomia in atto nel nostro mondo o addirittura enfatizzarla. Il Karate resta un mondo vasto e complesso, e si correrebbe il rischio di depauperarne il bagaglio tecnico e di rappresentarne solo un aspetto, che peraltro al giorno d’oggi non si è ancora dijos_trato come vincente. In altre parole il “Tradizionale” potrebbe essere sviluppato e gradualmente evoluto tenendo sicuramente conto del Karatè Sportivo, della Medicina, delle Scienze Motorie ed anche e sopratutto dei principi etico educativi utili all’insegnamento nei giovani. Sia la nostra “comunità “ a proporre un modello culturale ai giovani praticanti, mediante un’ etica comportamentale derivante dalle nostre “radici”, ovviamente rielaborata per il contesto socio/culturale attuale. Al contrario sarebbe un grave errore subire lo sviluppo della societá nelle sue infinite mode e contraddizioni, limitandoci a proporre, in maniera passiva, un modello pienamente confacente ad essa. Significherebbe abdicare, snaturando l’essenza del Karate e con il tempo diventare ‘mercanti lungimiranti” che sanno stare al passo con i tempi, non dei Maestri. Il Karatè Sportivo a sua volta non dovrebbe perdere nel proprio modello di prestazione un valore ancor oggi valido come l’efficacia e la razionalità del gesto atletico. Essa rappresenta il vero punto di unione e di incontro nel mare delle divisioni esistenti nell’ambito della nostra Arte. Prima di tutto, allora, il concetto di fondo che le due “personalità”possano e debbano coesistere all’interno di una Federazione moderna la quale sappia interpretare le vere esigenze della maggioranza dei praticanti. Questi in parte cercano la tensione agonistica, ma nella maggior parte desiderano il benessere psicofisico e nella quasi totalità cercano l’efficacia delle tecniche poiché comprendono che un pugno od una parata hanno, dalla notte dei tempi, un obiettivo ben preciso, che può, Dio non voglia, tornare utile. |
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